Si può chiedere il risarcimento del danno al parrucchiere?

Il rapporto che si instaura con il parrucchiere rientra nel contratto d’opera (regolato dall’art. 2222 del codice civile).

I vizi evidenti (es. bruciature delle punte o taglio -tinta - cheratina - permenente sbagliati) devono essere IMMEDIATAMENTE SEGNALATI.

In tal modo sorge il diritto per il/la cliente ad ottenere, alternativamente, in base alla propria scelta:

• un nuovo intervento a carico del parrucchiere, volto a sistemare i danni (es. nuova tinta - taglio - trattamento ricostituente/ristrutturante);
• la riduzione del prezzo del servizio effettuato in salone;

I vizi occulti (dei quali non ci si rende conto subito, che magari vengono fuori una volta andati a casa o dopo il primo lavaggio) devono essere segnalati entro 8 giorni dal momento in cui vengono scoperti!

E se non è possibile rimediare al danno, cosa si può fare?

Il/la cliente ha il diritto di risoluzione del contratto per grave inadempimento.

Esercitando tale facoltà, può:

• non pagare assolutamente nulla;
• ottenere che il parrucchiere gli restituisca la somma che ha pagato.

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La vicenda giudiziaria:

E’ accaduto in Sicilia, 

una donna doveva sposarsi e si era recata dal proprio parrucchiere di fiducia per farsi fare una “spuntatina”.

Quel giorno il parrucchiere le ha tagliato i capelli qualche centimetro in più di quanto aveva richiesto, e si è arrabbiata tantissimo, rinunciando addirittura alla celebrazione del matrimonio, perché l’abito che aveva scelto non le stava bene con quel nuovo taglio, più corto.

Così ha deciso di “farla pagare” al parrucchiere, agendo legalmente e citandolo in giudizio.

La vicenda è finita sulla scrivania del Giudice di Pace di Catania nel 1999, che, esaminati i fatti, ha dato pienamente ragione alla donna, condannando il parrucchiere a risarcirle tutti i danni, compresi quelli esistenziali, considerata l’occasione irripetibile (il matrimonio che non è stato più celebrato).